SoKo – I Thought I Was An Alien
Mancano poche settimane all’uscita di Feel Feelings, terzo studio album di Stéphanie Alexandra Mina Sokolinski, in arte SoKo. Ho ascoltato il primo singolo Are You A Magician? e ammetto di essere in trepidante attesa, il nuovo album sembra rievocare le tematiche del primo ma con una nuova consapevolezza. La cantante e attrice francese è riuscita a ottenere un notevole successo dal 2012 – l’anno di uscita del suo debutto I Thought I Was an Alien – ad oggi, conquistando il mondo della musica e non solo.
Soko nasce a Bordeaux da madre francese e padre polacco, il suo pseudonimo la accompagna da sempre, si trasferisce a Parigi all’età di 16 anni dove intraprende gli studi di recitazione che la porteranno ad apparire in alcuni film francesi ed è in quel periodo che comincia a scrivere canzoni.
I Thought I Was an Alien è un album che parla di gioia, di sofferenza, di fragilità. La profonda sensibilità espressa in modo semplice e la delicata voce di Soko hanno ciò che serve per scaldarci il cuore.
La title track racconta in modo molto romantico e un po’ infantile la felicità del momento in cui la sensazione di inadeguatezza rispetto al mondo che si prova, soprattutto in giovane età, può svanire grazie all’incontro della persona giusta:
Then you look at me / As if I was a freak / But you said you like freaky people / So I thought you might like me a little bit
Ciò che rende I Thought I Was an Alien così interessante è l’abilità di Soko di misurare l’approccio naïf alla scrittura e la complessità delle emozioni narrate. Questo album propone uno squisito equilibrio di bizzarria, divertimento, amore, dolore, tenerezza. Le tematiche dell’album sono il quid che lo rende speciale, un inno alla diversità, alla stranezza, a coloro che sognano di poter esprimere liberamente la propria identità senza timori. I Thought I Was an Alien è in grado di trasmettere sensazioni diverse. Ti commuove, poi ti fa sorridere perché non c’è nulla di innovativo nella musica di questi brani, eppure hanno il potere di emozionare.
La struggente We Might Be Dead By Tomorrow inneggia all’importanza di vivere l’amore nella sua totalità e senza remore:
I don’t want to judge / what’s in your heart /But if you’re not ready for love/ How can you be ready for life? / So let’s love fully / And let’s love loud / Let’s love now / ‘Cause soon enough we’ll die
In No More Home, No More Love Soko canticchia delicatamente la malinconia della sua maturità forzata. Lascia la sua famiglia per andare a vivere da sola. Si rende conto che non ha più una casa, deve scendere a compromessi per non diventare un fastidio imponente. La sua canzone provvisoria, quasi sussurrata, sembra la storia della sua perdita di fiducia, della perdita di sé stessa con la sua età apparentemente appena scoperta. A poco più di due minuti, No More Home, No More Love è un numero blues sottile e meravigliosamente onesto.
L’album di debutto di Soko è un’intima espressione dei dolori dell’amore, della perdita e del trascorrere del tempo. Affronta in modo esplicito e vivido questi temi di amore e solitudine, in questo modo Soko rende l’ascolto dei suoi brani stimolante e intenso, nonostante il suo ingannevole utilizzo di strumentazione soft.
Sullo sfondo di delicati colpi di violino, la chiara enfasi è sull’argomento delle sue canzoni: i testi sono il cuore pulsante di questa composizione. La musica di Soko si riferisce sottilmente alle sue influenze, tra gli altri, Elliot Smith e Cat Power. Inoltre, si possono trovare delle similitudini con i The Moldy Peaches per lo stile di narrazione ingenua e diretta di Happy Hippie Birthday.
È un album agrodolce, a volte molto eccentrico e spensierato. Il debutto di Soko mostra la sua attitudine a dimostrare esplicitamente e chiaramente le sue emozioni attraverso un lirismo intelligente, peculiarità che la contraddistingue ancora oggi. Buon ascolto!