Sex Pistols – Anarchy In The UK
Era il 26 novembre 1976 quando il Regno Unito urlava per la radio il suo più celebre inno anarchico. Tu chiamalo se vuoi effetto Brexit, ma la perfida Albione ci regala sempre molto rumore, e non per nulla.
Nonostante fosse già uscito quello che il mondo considera come il primo album del punk rock – “New Rose” dei Damned –, ci volevano forse proprio le scenate dei nostri Johnny Rotten, Steve Jones, Glen Matlock e Paul Cook, tra disordine, caos urbano e sociale per presentare il punk al mondo. E Sid Vicious non era ancora arrivato!
Anarchy In The UK è il pezzo con cui i Sex Pistols debuttano in radio, portando all’attenzione del grande pubblico una realtà – quella del movimento punk – che per quanto fosse già di grande vivacità, rimaneva principalmente legata a settori più underground. E infatti l’incontro con “l’establishment” è più uno scontro. Passano poche settimane dall’uscita del singolo – subito al 38esimo posto della classifica dei singoli britannica – che già i Sex Pistols rimangono senza contratto: la EMI non può di certo essere rappresentata da chi sputa sui passeggeri negli aerei, bestemmia dio in diretta nazionale o contesta la legittimità della regina (quale regina?).
Dissacrare la cultura dominante, dissacrare il suono dominante. That’s it. E i Sex Pistols sono bravissimi in questo, nessuno ha visto cose così prima. Senza limiti di violenza, il loro concetto musicale è un pretesto per fare quello che fanno; è musica fatta male per i più, mera provocazione per la critica musicale ortodossa, ma assoluta necessità, tanto espressiva quanto politica.
“I am an Anticrist, I am an Anarchiste” – e chitarre scomposte, amplificatori non equalizzati, batterie fuori tempo, apparente assenza di missaggio. Ma soprattutto personaggi aggressivi e senza compromessi, decisi nel contestare prima di ogni altra cosa l’ambiguità e falsità intrinseca della cortesia a ogni costo. Tutto quello che abbiamo imparato ad amare dal punk ma non lo sapevamo.