Cuore – Diventa anche tu leghista con l’ipnosi
Era il 1993, precisamente il 4 dicembre 1993 quando l’audiocassetta Diventa anche tu leghista con l’ipnosi usciva in allegato al numero 149 della rivista Cuore. Sono passati 25 anni e sembra che l’Italia abbia subìto pesantemente gli effetti di questa potentissima cassettina ipnotica. Che sia un altro caso di intenzioni fraintese come in Povera Patria?
Riavvolgiamo il nastro magnetico, ascoltiamo e siamo subito colpiti da una voce rauca e catarrosa (si tratta di Michele Serra) «Federalismo sì, centralismo no». «Dormi, dormi, e mentre tu dormi Bossi, agisce e pensa ad una cosa buona che è il federalismo». Un monito e una bomba a orologeria allo stesso tempo, che gli elettori italiani avevano appena innescato (a loro insaputa).
«La lega federalista sì, la partitocrazia centralista no. Federalismo dentro di noi, centralismo fuori». Non importa che siate dentro la vostra panda scassata o la vostra berlina ultima gamma con Bluetooth incorporato, state per avere un colpo di sonno, accostate un attimo, respirate forte e ripetete «Roma no, Milano sì, Roma no, federalismo sì». «A questo punto tu dormi profondamente e non ti devi più preoccupare di niente perché al federalismo che è buono ci pensa lui, e il federalismo che è cattivo va via, lontano da te».
Il training autogeno, degno della migliore scuola di neurolinguistica applicata continua, si ripete, musica rilassante stile freak-Yoghisa accompagnata da cinguettii s’insinua nell’angolo più recondito della tua mente: «La partitocrazia centralista no, federalismo dentro di noi, centralismo fuori di noi, federalismo nelle gambe, federalismo nelle braccia, federalismo lungo la schiena». Ed è la musica, il cinguettio, il rumore del verde, a fare il training e l’ipnosi, musiche dietro cui c’è Rocco Tanica, tastierista e autore di Elio e Le Storie Tese.
Il ritmo incalza, la voce sempre più “padana” s’irrobustisce, è un mantra: «il centralismo va via». «La Iotti è brutta, la Pivetti è bella, Occhetto brutto, Maroni bello». E poi a sorpresa sei tu a dovere provare di essere bello e buono ripetendo: «F-E-D-E-R-A-L-I-S-M-O, F-E-D-E-R-A-L-I-S-M-O».
La bobina è finita, tu sei già in fase REM da diverse ore, domani ti sveglierai e dirai in tram, in metro, in bus o nella vostra panda scassata: «F-E-D-E-R-A-L-I-S-M-O». Oggi come allora non conta tanto il messaggio che passa; ma è fondamentale che l’ascoltatore – che poi, forse, voterà – continui a recitare lo stesso mantra: smetti di pensare!
STORIA DELLA LEGA (riassunto)
with a little help from Mario Grasso
- 1983: Dall’unione della Lega Lombarda, la Liga Veneta, Piemònt Autonomista, la Lega Italiana Cacciatori-Raccoglitori e alcune orde di barbari scandinavo-padani nasce la Lega Nord, con l’unico obbiettivo di creare una patria accogliente a tutti coloro che vivono al nord e non gradiscano la luce del sole, sotto la guida di Umberto Bossi.
- 1991: La gente comincia a prenderli sul serio.
- 1994-2010 ca.: Da questo momento in poi quasi due decenni di governo scadente, declino nazionale, ridicolo e ruberie assortite si succedono quasi ininterrottamente. Quando tira una brutta aria (pressoché sempre) i punti fermi rimangono: Federalismo (qualunque cosa esso sia); Padania (qualunque cosa essa sia); Roma ladrona (ma quanto mi piace la poltrona); Terroni merda; Stato merda.
- 2013-oggi: Grande trasformazione della Lega, dopo il passaggio di testimone da Bossi a Salvini (causa processi penali). Le maggiori differenze sono:
- Basta federalismo, vai sovranismo (qualunque cosa esso sia);
- Padania? Mai sentita; Europa ladrona; Negri merda (evergreen); Stato merda (nel nome della continuità).
Previsioni non troppo azzardate:
- 2023: Mentre le risorse idriche si riducono sempre più, i mari si acidificano, l’Europa è paralizzata da patetiche lotte di potere minimo, la zona del Mediterraneo diventa periferica, i baricentri del mondo si spostano altrove, la crisi energetica diventa critica, la robotica semplicemente rende il lavoro umano obsoleto e gli opossum intelligenti prendono possesso della Stazione Spaziale Internazionale, gli italiani continuano a chiedersi come sia possibile che dare sempre la colpa agli altri non ci stia salvando. La risposta è sempre la stessa: «Nuova Zelanda ladrona!»