Subsonica – Microchip Temporale/Microchip Emozionale
Per celebrare i 20 anni di Microchip emozionale, i Subsonica provano di nuovo a cambiare le regole della scena alternativa italiana. Lo hanno fatto con Microchip Temporale, dopo due decenni, chiamando alle armi 14 ospiti d’eccezione, da Achille Lauro a Willie Peyote.
Un disco e il suo remake: non si può parlare del secondo, senza tornare sul primo!
MILLENOVECENTONOVANTANOVE – Aurora è una ragazzina adolescente. Come tanti suoi coetanei, cerca evasione guardando Mtv – quando l’acronimo rispecchiava davvero un canale televisivo a tema musicale.
Aurara passa i pomeriggi immaginando un futuro freddo, controllato dalla tecnologia e dai circuiti informatici. Lei sogna più adrenalina, un cuore sintetico e un microchip emozionale. È la protagonista di un brano, un pezzo molto distante da quei LigaJovaPelù che, con Il mio nome è mai più, governavano la classifica dei singoli più ascoltati in Italia.
Aurora prende vita sugli scaffali il 26 agosto del 1999: «bun-cia bun-cia cata-bun/ bun-cia bun-cia cata-bun». Il moderno abracadabra evoca un sintetizzatore e una cassa in 4/4. Sonde è il testo più azzeccato di sempre per lanciare una rivoluzione: parla delle inquietudini nei confronti del futuro, del millennium bug, o forse degli alieni? Le aspettative del pubblico nei confronti del gruppo aumentano: già nel loro esordio omonimo, i Subsonica avevano dimostrato di avere un grande potenziale, pur suonando come un diamante grezzo. Stavolta l’esperienza del chitarrista/produttore Max Casacci riesce a incanalare l’energia della band torinese in un binario preciso, quello che viaggia parallelo ai grandi nomi della scena dei ’90 nostrani, dove gli Afterhours e i Bluvertigo siedono in business class.
Dance, drum’n’bass, trip-hop e qualche giro di funky avanguardistico. Tutto cucito nella cornice pop-rock che sul finire di secolo ancora andava per la maggiore. Microchip emozionale è allo stesso tempo unione e rottura tra vecchio e nuovo mondo.
A distanza di anni, più che un album suonerà come una raccolta di singoli, ognuno in grado di aggiungere un piccolo particolare al puzzle. La rabbia di un Colpo di Pistola, la ribellione di Liberi Tutti, l’evasione di Discolabirinto (in collaborazione proprio con i Bluvertigo), l’apprensione nell’assistere alle Albe meccaniche. Un lavoro che sbatte il contemporaneo in faccia alla società: dove ci porterà questa frenesia del terzo millennio? In Depre, imbottiti di «Haldol, Darchene, Tryptizol/ Noan Anasclerol». Vent’anni prima che ce lo dicesse la corrente emo-trap. Nella seconda riedizione del disco verrà inoltre aggiunto il singolo Tutti i miei sbagli, con cui i Subsonica si presentarono a Sanremo 2000.
DUEMILADICIANNOVE – Sono passati vent’anni e né Aurora né i Subsonica sono più adolescenti. L’unica cosa che sembra essere rimasta giovane e innovativa come nel 1999 è Microchip emozionale.
I fan lo ripetono da anni, Samuel ci scherza su nel brano Benzina Ogoshi, contenuto in Eden (2011): «Non siete riusciti a bissare Microchip emozionale». Già, perché nonostante altri sei lavori in studio, nulla sembra più in grado di avvicinarsi a quel livello.
Sono passati vent’anni e c’è una nuova generazione musicale : ha più o meno l’età che Aurora e i Subsonica avevano nel 1999. Da questa nuova ondata sono stati scelti 14 artisti della scena musicale italiana contemporanea. Sono le collaborazioni che la band torinese ha deciso di avviare per celebrare il ventennale del disco. Vengono dalla scena rap – Gemitaiz, Ensi, Willie Peyote –, dalla scuola indie più o meno itpop degli anni Dieci – Lo Stato Sociale, Cosmo, Coez – o da percorsi non meglio definiti – Coma Cose, Achille Lauro, Myss Keta.
Il loro compito è raccogliere il testimone e continuare a correre, innovare, raccontare la modernità e anticiparne le paure. Un remake riuscito per la maggior parte, dove alcuni featuring funzionano bene – Coma Cose, i Fask e Achille Lauro su tutti – mentre in altri casi si discostano troppo poco dalle versioni originali – Nitro, Motta e Lo Stato Sociale – dimenticandosi di lasciare un’impronta personale.
Sono passati vent’anni e Aurora ha finalmente una voce femminile. Sono passati vent’anni e il mio dj è un trapper con i tatuaggi in faccia e i tacchi a spillo. Anche la generazione Z ha un non-proprio-nuovo, ma sempre attuale, punto di riferimento musicale.