XTC – Oranges & Lemons
Corre l’anno 1976 quando nel panorama musicale internazionale fanno la loro comparsa gli XTC, un gruppo pop-rock inglese scioltosi nel 2005.
Andy Patridge e Colin Moulding, chitarra basso e voce, iniziano a suonare nel 1972 insieme a Terry Chambers alla batteria e a Barry Andrews alle tastiere. Il gruppo prende il nome di XTC dalla pronuncia della parola inglese ecstasy. Due di loro, Dave e Ian Gregory, formeranno, dagli inizi del 1979, un secondo gruppo: i Duke of Stratosphear.
La produzione musicale degli XTC si caratterizza per arrangiamenti accurati, buon gusto musicale, preparazione meticolosa degli album e studio dei pezzi. È un gruppo che non si incastra nei circuiti della grande distribuzione e che si afferma presso un pubblico selezionato.
Nel 1989 esce il loro undicesimo album: Oranges and Lemons che, come in altri dischi degli XTC (tra questi Apple Venus e Nonsuch), riprende nel titolo il verso di una canzone precedente – in questo caso il primo di “Ballet for a rainy day” del disco precedente Skylarking. È il secondo album doppio, con musiche e testi di Andy Patridge e Colin Moulding, e il quarto della serie sixties che recupera influenze degli anni ’60: Beatles, Beach Boys e Kinks.
I testi polemizzano nei confronti del successo e del cinico mondo postmoderno, rivendicano l’onestà nel lavoro artistico e aspirano a un orizzonte musicale lontano dai profitti. Ne sono un esempio “The Loving”, in ricordo dei Beatles del ‘67, “Poor Skeleton Steps Out”, su disillusioni e speranze perdute, One of the Millions, Scarecrow People e Merely a Man, polemico nei confronti della cultura new-age, Here Comes President Kill Again, critico verso la politica americana di Ronald Reagan e del suo vicepresidente George Bush.
Il quarto lato dell’album si addentra invece nella dimensione più personale dell’individuo che rifiuta la società in cui vive (“Miniature Sun”, con un ghigno a “Big Sky” dei Kinks) e ricerca rapporti più genuini: da quelli tra padre e figlia (nel soul di “Hold Me My Daddy”) a quelli di coppia (nell’ironica e allusiva “Pink Thing”).
Due pezzi spiccano particolarmente: “Mayor of Simpleton” e “Chalkhills and Children”.
“Mayor of Simpleton”, una strana commistione tra i Byrds e i R.E.M., nasce nella soffitta di casa di Andy. Pregevole è la precisione della linea del basso, che si incastra alla perfezione in ogni accordo, e l’outro. Il basso è la terza parte del puzzle, dirà Andy1.
“Chalkhills and Children” è forse il pezzo migliore dell’album. L’intersezione tra basso, tastiere e cori che si articolano armoniosamente fra loro compongono un patchworking creativo di elevatissima qualità. La base musicale e un testo fortemente evocativo – abbondante nelle allitterazioni delle consonanti C, L ed S e nelle immagini di bambini e paesaggi che si scorgono dalla finestra – trasmettono un senso di armonia con se stessi e con la natura circostante. Al minuto 2:30 le campane mosse dal vento omaggiano “Wind Chimes” dei Beach Boys. L’album si chiude con questo pezzo di qualità.
È così che Andy e gli XTC consegnano la loro musica a chi la ascolta; il pezzo smette di appartenere esclusivamente al suo autore e assume vita propria:“The music is one thing, and the person that’s written the music, or made the music, is another thing. The music does exist outside that person”.
Approfittiamone: buon ascolto!
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1 I riferimenti alle interviste di Andy Patridge sono estratti dal materiale raccolto nel libro di Todd Bernhardt e Andy Patridge Complicated Game: inside the songs of XTC, Jawbone Press, London, 2016.