Neko Case – Middle Cyclone
Inatteso proprio come uno squarcio nel cielo di una serata estiva, Middle Cyclone è il quinto album in studio da solista per Neko Case, cantautrice americana nota anche come membro del gruppo canadese indie-rock The New Pornographers.
Con questo disco del 2009, si entra nel repertorio soul folk dell’artista per rompere con la vena più cupa degli ultimi lavori, virando verso toni più scanzonati. Accompagnata dai fidati M. Ward, Garth Hudson, Calexico e Giant Sand, viene fuori un album tributo alla wilderness americana, dove la natura e la sua ferinità rubano la scena a quell’intimismo tipico della scena di Nashville.
Registrato nel fienile di una fattoria in Vermont, Middle Cyclone diventa un tutt’uno con quel contorno rustico. A metà di “Polar Nettles” sentiamo ad esempio il canto di alcuni pettirossi, mentre “Don’t Forget Me” contiene una folata di vento verso la fine del brano. Ai limiti del rumore bianco, troviamo sul chiudere il pezzo “Marais La Nuit”: 31 minuti di un gracchiare di rane registrato dalla Case amatorialmente intorno ad uno stagno nei paraggi.
Lanciafiamme di soprannome ma ancor più per indole, Neko Case è quella forza della natura che mette al centro del suo album. La sua voce piena e precisa divide la scena con una chioma rossa dardeggiante per cui si sprecano paragoni con Amazzoni o Valchirie. E tale infatti ci sembra nella foto di copertina dell’album, dove inginocchiata sul cofano di una Ford Mercury in corsa, impugna un dardo sfidando chi abbia il coraggio di ostacolarla.
Middle Cyclone mette in fila una serie di canzoni dall’apparenza leggera e giocosa ma dal sottotesto quasi grottesco. L’album si apre con la vorticosa “This Tornado Loves You”, pezzo emblematico di tutte le incarnazioni di cui Neko Case sarà capace da lì a poco. Qui, da tornado, parla e racconta la sua epopea per stare vicino al suo innamorato. Passando per tralicci sradicati e case rase al suolo per miglia, “I’ve carved your name in three counties” dichiara, perché amare per un tornado vuol dire distruggere. Il pezzo esalta la voce da contralto della Case, perfetta nel rendere intensità e devastazione facendoci sentire al centro di quel tornado.
Proseguendo nelle metafore che costellano l’album, ci imbattiamo in una orca assassina che in “People Got a Lotta Nerves” canticchia allegramente divorando una gamba di un malcapitato “I’m a man eater” su un giro di chitarra riempipista.
Un tipico esempio dell’eclettismo non solo immaginifico ma anche musicale di Neko Case lo si trova nel susseguirsi di cambi di tempo di “Polar Nettles” e nelle immagini di strofe come “She is the centrifuge that throws the spires from the sun/ The Sistine Chapel painted with a gatling gun”. Sono proprio questi quadri ad offrire chiavi di lettura altre a quella che solo in apparenza è la storia della fine di un amore, invitando a confrontare le forze distruttive di diverse condizioni dello spirito, della natura e dell’ industria.
Un album di 15 pezzi però non può del tutto affrancarsi da momenti malinconici e più intensi che ritroviamo in “Vengeance is Sleeping” o in “Prison Girls” stemperati comunque da qualche stralunato sentimentalismo alla “I love your long shadows and your gunpowder eyes”. Particolarmente riuscite le due cover incluse nel disco: “Never Turn Your Back On Mother Earth” degli Sparks ben si adatta al tema della natura matrigna, mentre “Don’t Forget Me” di Harry Nilsson acquista una nuova potenza grazie all’accompagnamento di una orchestra di pianoforti messi insieme per l’occasione.
Acclamato come l’album della consacrazione di Neko Case, Middle Cyclone è la trovata folgorante di un’artista che caparbiamente porta la sua voce oltre etichette e generi. E non v’è titolo migliore per esprimere l’effetto che quella voce suscita in chi l’ascolta, dato che è capace un istante di accarezzarti ed il secondo dopo di spazzarti via.