Paolo Nutini – Sunny Side Up
Il profumo di fish ‘n’ chips appena fritto da Alfredo Nutini arriva caldo alle narici: la frenetica attesa in coda della seconda strofa di Simple things ne è, perlomeno, un’anticipazione credibile.
Già dimostratosi, con These streets, un teenager all’apparenza impermeabile alle frivolezze adolescenziali, alle prese con i mali d’amore e di vita propri di un uomo vinto – felicemente – dalla propria indole melanconica, nel giugno del 2009 Nutini, allora ventitreenne, ci stupisce con un po’ di sincera ed eccitata felicità. Sunny side up è un spruzzo di colori caldi in faccia (azzeccatissima la copertina dell’album), prova che il ragazzo può anche essere felice dopotutto, qualche volta – forse. Autore citato indirettamente è Giovanni “Jackie”, il nonno, musicista occasionale: Nutini racconta di come era solito sedergli accanto mentre suonava Boogie Woogie Piano Man sul porticato di casa. Ascoltavano insieme scottish folk la mattina, e opera la sera. Non avevamo dubbi.
È infatti con quest’album che il prodigio italo-scozzese traccia il percorso del suo background musicale.
In Growing up beside you, la sua voce, accompagnata nel finale da cori, sembra richiamare lo stesso finale del brano Graceland di Paul Simon; ma inizia 10/10 ed è subito Giamaica. Chamber Music? Paolo tradisce il suo ascolto di Dylan, senza dimenticarsi di menzionare i Vipers, la band folk che lo accompagna nei live e nello studio e che ne è una fonte di ispirazione e creazione costante.
Brani diversi fra loro ma che condividono un tessuto comune; una varietà di registri vocali, modulati a seconda dell’emozione protagonista del brano, che rendono la voce di Nutini duttile e inconfondibile.
Sembra quasi teatro di conflitto: la voglia di spaziare e sperimentare, guidata da questa ritrovata maturità musicale, si scontra con la necessità di non discostarsi troppo dall’istinto soul-pop-folk-rock, per individuare e definire una propria identità musicale.
Coming up easy è il brano cardine di questo album: accogliente e propositivo, è un pezzo che definirei “di buon umore”, nella musica come nel testo: “spero di morire nell’amore, perché è nell’amore che sono nato”, grida Paolo, guardando l’alba innamorato. Nutini è sempre innamorato, è vero, ma in questo album non si strugge o gioisce solamente per una o dieci donne: le memorie infantili, i luoghi di casa, i profumi antichi e ancora le sue High Hopes, e la musica; di questo canta e ride e urla (certo, piange anche, ma questa volta meno).
Troviamo poi in Sunny side up uno dei suoi brani più conosciuti, Candy: vorrei poter dire bleah!, che schifo, abbasso il capitalismo musicale, ma questo pezzo mi commuove sempre. Il testo è semplice, forse anche banale, l’unica frase musicale è composta da quattro note soltanto, eppure… mi gioco la carta de “la semplicità è la suprema sofisticazione”, e non l’ho detto mica io, andatevelo a cercare.
Sunny side up è onesto, comunica con semplicità emozioni talvolta velate, ma di facile comprensione perché quotidiane. È un catalogo di un giorno comune, un giorno che vive di sentimenti. È sicuramente un’isola confortevole in mezzo al mare mainstream del cantautorato pop del nuovo secolo. Leggero appare Paolo quando ne canta i brani, e altrettanto leggeri sarete voi dopo l’ascolto.
Grazie Giulia!Potenti le tue parole per dire di una musica leggera che leggeri ci fa.