Janis Joplin – Pearl
Quando la rabbia sale, quando ho voglia di ululare, quando la follia prende il controllo della mia mente, l’unica voce che possa avvicinarsi alle mie urla sotterranee è quella di Janis Joplin.
L’11 gennaio di 48 anni fa, postumo alla sua morte esce Pearl e per questo album Janis decide che avrebbe approvato ogni decisione presa, affiancata dal produttore Paul Rothchild (lo stesso di cinque album dei The Doors). Da solista e perfezionista qual era, i conflitti con i gruppi musicali non potevano mancare, e Janis si ritrova spesso a cambiare musicisti; sceglie così la Full-Tilt Boogie Band per la registrazione di Pearl e per l’ultimo tour del 1970. La band sarà formata da John Till alla chitarra, Richard Bell al piano, Brad Campbell al basso, Clark Pierson alla batteria e Ken Pearson all’organo. Pearl è un album blues-rock-gospel, tutto quello di cui aveva bisogno per sfogare una vita di incomprensione e ingiustizia, la voce di una donna sul punto di morire.
Move Over apre il disco, uno dei due pezzi dell’album scritti da Janis. La batteria ti prepara a cosa stai per ascoltare, la chitarra canta con lei e se non inizi a battere un piede, una mano, la testa, l’alluce, il tuo corpo deve essersi momentaneamente spento. Subito dopo un ritmo ossessivo, anticipa l’urlo iniziale di Cry Baby. Un gospel che ti assale, ti lancia addosso tutta la sua rabbia, un continuo crescendo pieno di tutto il suo dolore: «and if you need me, you know that I always be around, come on and cry». Per me, uno dei suoi pezzi migliori.
Terza traccia A Woman Left Lonely ancora un gospel, forse questo con un arrangiamento più classico. Janis viene sorretta soprattutto dalle due tastiere che principalmente si limitano ad accompagnarla, ma con un lungo crescendo che ci porta ancora una volta verso le sue urla strazianti. Con Half-Moon ritorniamo al nostro Blues. Grande ritmo che scioglie i capelli e ci scuote la testa come se fossimo tutte.i delle Janis. Sicuramente uno dei ritornelli più azzeccati di sempre, accompagnato da brevi ma perfette improvvisazioni di pianoforte, chitarra e basso.
Buried Alive in the Blues ha un titolo che sembra predire qualcosa. La band registra prima, ma il 4 ottobre giorno in cui Janis avrebbe dovuto registrare, non si presenta in studio e viene trovata senza vita nel Landmark Motor Hotel, stanza 105. Rimane quindi una pausa strumentale, acida come la sua morte, con protagonisti l’organista e il chitarrista. Ma ecco di nuovo l’intro strumentale di un gospel, My Baby ci trascina subito in momento di pura religiosità, con tanto di coro che ci porta a cantare con lei, «my baby! Oh yeah!».
Segue Me and Bobby McGee, un pezzo scritto da Kris Kristofferson, fidanzato per un periodo e amico fino alla morte di Janis. Nella versione originale Bobby è una donna, quindi lei lo trasforma in un uomo e cambia alcune parole. Questa versione scalò le classifiche, ma nel frattempo lei non c’era più e Kristofferson poté ascoltare la sua interpretazione solo dopo la morte della Joplin. Per la prima volta in tutto l’album non ci sono grandi improvvisazioni con la voce e questo è l’unico pezzo dell’album a durare più di 4 minuti, con un bellissimo solo strumentale finale.
Mercedes Benz viene registrato dopo una lunga pausa; questo sarà l’ultimo pezzo inciso. Janis ironicamente esclama di voler fare una canzone di grande importanza sociale e politica, inizia tutto a cappella accompagnandosi con le mani, con l’unica frase della poesia di Michael McClure che ricorda di aver cantato scherzando a una jam session: «Oh Lord, won’t you buy me a Mercedes-Benz?».
Ed ecco che arriva Trust me. Per la prima volta le urla non sono di rabbia contro tutto, ma teneramente chiedono solo tempo.
So if you love me like you tell me that you’re doing, dear,
you shouldn’t mind paying the price.
Love is supposed to be that special kind of thing,
makes anybody want to sacrifice.
My love is like a seed, baby just needs time to grow.
Get it while you can è il pezzo che conclude l’album. Una band perfettamente amalgamata raccoglie e ricompone i pezzi di Janis Joplin, portandola in alto. Una voce piena di forza e la chitarra, che adesso sale di altezza come a voler raggiungere la voce. La sua voce, unica e immortale.