Bon Iver – i,i
Giacca a vento e Bon Iver: l’inverno sarà più dolce con i,i.
Tredici tracce per scacciare l’ansia, affrontare il dolore, sentire suoni che parlano direttamente alle membrane cellulari più che al cuore.
Per i Bon Iver le stagioni sono importanti. Non si tratta di una suggestione data dal nome che in francese e con l’aggiunta di una h muta suonerebbe come “buon inverno”. E non è solo un fatto contingente perché siamo già nel pieno della stagione più fredda. “Abbiamo iniziato con l’inverno di For Emma Forever Ago, poi è arrivata la primavera frenetica di Bon Iver e poi l’instabilità di 22, A Million, adesso l’autunno arriva in anticipo con i,i” è stato l’annuncio di Justin Vernon, frontman del gruppo. Il nuovo album i,i è uscito il 9 agosto 2019 e preceduto dai singoli U (Man like), Hey, Ma e Jelmore.
Se ci fosse uno strumento per misurare la quantità e l’intensità dei pensieri di ogni singolo essere umano, sono convinta che l’inverno sarebbe la stagione più prolifica. Lo dico con cognizione di causa. Forse amo i mesi estivi proprio perché mi impediscono di scendere nel maelstrom dei pensieri nostalgici. Non faccio parte degli estimatori della tazza di tè davanti al balcone, ho sempre fatto il tifo per i pomeriggi in riva al mare.
Mi è successo però di ascoltare i,i dopo aver maldestramente lasciato il piumone per affrontare una domenica di pioggia. Ci sono tre tracce di questo disco che mi hanno permesso di calmare le voglie di altrove: Naeem (rabbia), Hey, Ma (sospensione) e (rinascita) con U (Man Like). Insomma Vernon mi ha detto “Andrà tutto bene”, l’autunno e l’inverno passeranno. E io ci ho creduto, ho preso l’ombrello e sono uscita.
i,i comunica risveglio e una sensazione di festosa speranza, voglia di mettersi in gioco. Soprattutto con le proprie paure e i fantasmi. Lo dice Justin Vernon, il fantasma di i,i è l’ansia. Un soggetto musicalmente difficile (se dovessi pensare a un suono per l’ansia mi immaginerei un’orchestra di violini ma forse non basterebbe) che questo disco ha reso nel modo più equilibrato possibile.
“Il nuovo album parla di riuscire ad affrontare un periodo difficile”, ha detto Vernon, in un’intervista con Annie Mac alla BBC Radio 1. Dall’uscita di 22, a million, nel 2016, il frontman ha dichiarato di avere problemi con l’ansia, dovuti anche alla difficoltà di gestire la notorietà. “Con questo album mi sento una persona più calma. Si tratta di arrivare al punto in cui ti senti vulnerabile e riconoscente. È un grande cambiamento per me personalmente e a livello artistico”. Poi ritorna a parlare dell’ansia: “Non mi era mai successo. Non avevo idea di cosa potessero provare le persone. Mi ha colpito, ero scioccato”.
Molto interessante è anche avere la possibilità di andare dietro le scene e capire come nascono alcuni dei pezzi di Bon Iver, quante intuizioni ci sono dentro insieme ad input dei tanti collaboratori di cui si circonda, guardando una specie di mini-documentario del New York Times su come sia nata la traccia iMi.
Cosa c’è di nuovo in i,i? Si parte da un rumore sordo, una dissonanza che squarcia l’ambiente circostante. Chissà, forse il momento immediatamente precedente al panico ovattato di un attacco d’ansia. Ci sono tanti suoni spartiacque in i,i, una visione corale dei pezzi e influenze che spaziano dall’elettronica al soul r’n’b. Rispetto ai suoni dei vecchi dischi, queste dissonanze rendono l’ascolto meno frammentato e più fluido. Meno poesia e più realtà, che entra prepotente con U (Man Like), brano che tratta di consumo di droga, di povertà e di senzatetto. Il pezzo più toccante, e sofferto, insieme a Hey, Ma, è probabilmente Naeem in cui Vernon rivolge alla madre e, chi può dirlo, a Dio la sua preghiera: “More love… I can hear you cryin”.
I testi di quest’ultimo lavoro della band sono più aperti al sociale, alla sofferenza e all’attualità, con una prevalenza, ma solo a tratti, delle parole sulla musica. Lo stesso non si può dire per i video che accompagnano l’uscita dei singoli dell’album. L’ermetismo visuale si rivela, clip dopo clip, nella danza contemporanea accompagnata da illustrazioni pop minimaliste, sovrapposizioni di ritagli di vita, colori intensi come il blu elettrico che apre l’invocazione all’amore in Naeem.
Sfuggenti, indecifrabili ma onesti in modo ermetico: i Bon Iver si amano per questo.